hello Glauco, poche righe per suggerirti un libro (e se, come è probabile, lo conosci già, almeno apprezza il mio avventurarmi lungo sentieri che non mi sono familiari).

Per una serie di coincidenze che sarebbe bello raccontare con un certo piglio barocco (La Laura c'entra sempre), ho passato il pomeriggio e la sera sulle Conversazioni con Giancarlo De Carlo di Franco Buncuga, edito da Eleuthera (un libro di un anno e mezzo fa che, da quanto ne so, non è andato nemmeno tanto bene). Il sottotitolo (e qui spero di cominciare a stuzzicarti) è "Architettura e libertà".

Giancarlo De Carlo, classe 1919, ha una biografia sorprendente e invidiabile. La descrizione degli anni d'adolescente in Tunisia mi ricordava quel romanzo di Maggiani che proprio tu mi consigliavi anni fa, Il coraggio del pettirosso. C'è tutto il racconto della nascita della vocazione a Milano che è davvero esemplare, e c'è l'incontro con la cultura anarchica (tra il servizio militare nel mare di Grecia e l'esperienza partigiana), affrontata senza romanticismo, con spontanea partecipazione, come unico sentimento possibile.

Non so giudicare Giancarlo De Carlo in qualità di architetto o urbanista. Come uomo senza dubbio deve essere stato in qualche misura eccezionale. Il capitolo sulle vacanze a Bocca di Magra insieme a Elio Vittorini, Giulio Einaudi, Vittorio Sereni, Calvino, Pavese e altri, è di quelli che ti fa rimpiangere d'esser nato tardi per il Novecento (e forse troppo presto per il seguito). C'è una fotografia, in basso a pagina 58, in cui le figure sono dislocate secondo una proporzione austera che non so spiegare; evoca il movimento di un pensiero, elegante e rigoroso ma nient'affatto chiuso, anzi.

Poi sono venuti gli articoli di architettura sulle riviste anarchiche, le polemiche con i seguaci di Le Corbusier; poi la nascita del Team X (un gruppo internazionale di architetti che si ritrovava non per fare convegni ma per amicizia e per discutere dei lavori di ciascuno); poi gli attacchi dalla sinistra in quasi tutte le città in cui ha lavorato; poi l'incontro con Carlo Bo e la città di Urbino, i progetti per l'Università; la distanza dal post moderno; la creazione dell'ILAUD, della rivista "Spazio e Società"...

Ho ripreso un libro di poesie di Sereni che ho letto grazie a Jonathan, Gli Strumenti umani. C'è una poesia dedicata a Giuliana e Giancarlo De Carlo. Non è fra le migliori della raccolta ma mi piace perché lui li ricorda "ballerini e acrobati com'erano / con vocazione di poveri / di cui sarà il mondo domani, / salute gioventù fierezza scatto".
E così oggi io vorrei.

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