(intanto qualcuno per farsi un regalo di compleanno incomincia a leggere Proust: soffio sulle candeline anch'io!)

Poi mi faccio le postille da solo perché in autobus ho sentito me stesso dire "quest'estate sono andato...".
E d'accordo, fuori cominciava a piovere, la collega era molto più, ehm, giovane (miodio), però non posso, io non posso dire "quest'estate" quando è ancora il 27 agosto. Un freddo 27 agosto, ne convengo, ma è da alienati parlare oggi dell'estate al passato.

Una volta l'estate era la stagione del tempo dilatato e per nulla inerte. Si stringeva in mano come una pesca e l'orizzonte aveva un senso.
Adesso abbiamo a malapena due tre settimane quando va bene, per spingere il naso un poco fuori dal nostro corpo e annusare l'aria calda che dovrebbe scaldare sempre sotto la pelle.
Adesso il tempo sembra passare in un attimo, una pausa di lavoro appena più lunga del consueto, e ci ritroviamo in autobus a sentirci dentro i soliti sedici anni e non capiamo perché arriva un altro compleanno.

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