La playlist di Dave Kulp
(Per la par condicio ora vorremmo anche quella di un redattore del Mucchio, mentre quelli di Rockstar hanno già i loro indieblogger di fiducia)

Siccome io un blog non ce l’ho (più), mi faccio ospitare da polaroid (che ringrazio umilmente) e posto la mia playlist di fine anno…

1. THE BLOOD BROTHERS Burn, Piano Island, Burn (Artist Direct)
Perché anche se metto da parte l'entusiasmo, sforzandomi di essere lucido e razionale, un gruppo che ha spinto i limiti di un genere così lontano non lo trovo. Cosa dire della commistione di soluzioni, influenze e backgrounds? Un delirante concentrato di suoni violentissimi, inspiegabilmente pop.

2. MOGWAI Happy Songs For Happy People (PIAS)
Perché ogni volta che ascolto "Stop coming to my house" mi ripeto che nella vita ho raramente sentito di meglio.

3. SOLE Selling Live Water (Anticon)
Perché Sole mi sembra l'unico rappresentante del roster Anticon a voler rimanere fedele ad una formula hip hop moderatamente tradizionale. Uno che si avvale dei produttori più geniali (Jel, Odd Nosdam, etc...), ma che poi rimane all'interno del tracciato, finendo per firmare un album di hip hop incazzatissimo e raffinato (colto, intellettuale, etc, etc, etc...) allo stesso tempo.

4. DAMIEN JURADO Where Shall You Take Me (Secretly Canadian)
Perché lui soffre più degli altri.

5. PREFUSE 73 One Word Extinguisher (Warp)
Perché la Warp l'ho sempre snobbata, mentre davanti a questo disco mi sono ritrovato a bocca aperta. Una ricchezza di suoni infinita, un gusto ed una classe sopra la media. Scott Herren deve veramente aver ascoltato milioni di dischi, fagocitando di tutto... Poi si è messo davanti al computer e si è reso conto di avere talento. Me lo immagino così.

6. OWEN No Good For No One (Polyvinyl)
Perché Mike Kinsella è un vero e proprio idolo e suppongo che non mi deluderà mai. Prima nei Cap'n'Jazz, poi negli American Football, ha sempre avuto un gusto unico nel trasporre in musica la valanga di malinconia che, suppongo, caratterizza la sua esistenza. Fa ridere, ma su "I'm not going anywhere tonight" ho veramente versato lacrime...

7. CURSIVE The Ugly Organ (Saddle Creek)
Eheh... che dire. Pura adorazione (anche se ritengo migliore "Domestica")... e pensare che quando mi esaltavo ascoltando il loro primo album, non immaginavo che un gruppo del genere avrebbe ottenuto il rispetto degli addetti ai lavori più snob. Se vogliamo ancora incasellare la musica dei Cursive all'interno di un contesto preciso... beh, loro suonano emo, ma come lo suonano loro, non lo suona nessuno.

8. DEATH CAB FOR CUTIE Transatlanticism (Barsuk)
No comment. Visto che i ragazzi di Polaroid amano descrivere la magia che si crea al Covo in alcune occasioni, io dirò soltanto che ho immaginato il live dei DCFC in quello stanzone un migliaio di volte. Ricordo che un giorno Mr. Inkiostro mi ha detto che "Transatlanticism" (il brano) è "una palla". Spero che abbia cambiato idea.

9. MARA'AKATE Self Titled (Alone)
Scusatemi, ma ogni tanto ci godo a trovare un disco scritto in un mese da giovinastri americani un po' nullafacenti. Quando questi sono poi capaci di decostruire gli stilemi tipici di certo hardcore lasciandosi alle spalle intellettualismi e pretese, ci godo ancora di più.

10. DEERHOOF Apple O (Kill Rock Stars)
Perché quest'anno da San Francisco sono usciti gruppi pazzeschi, capaci di sperimentare senza farsi troppe pippe, risultando assolutamente godibili e soprattutto originali. Kevin Blechdom, Numbers, Soft Pink Truth, Erase Errata e tanti altri... dal vivo mi hanno tutti impressionato. Gente intelligente che non scorda mai di divertirsi.

11. ARAB STRAP Monday At The Hug And Pint (Chemikal Underground)
Ovvio no?

12. BLACK EYES Self Titled (Dischord)
Questo dovrebbe stare più in alto. E' un gran disco.

13. THE DECEMBERISTS Her Majesty (Kill Rock Stars)
Mi trattengo dal metterlo molto più in alto nella classifica. E' un ascolto recente e sono decisamente esaltato. Questi ragazzi di Portland hanno fatto quello che decine di gruppi affiliati a Kindercore e March non sono riusciti a fare: celebrare certe melodie retro senza fossilizzarsi, senza risultare stantii, freddi e spassionati. Questo è il disco che i Belle & Sebastian non sono più in grado di scrivere.

14. PULSEPROGRAMMING Tulsa for One Second (Aesthetics)
Che anno decadente per l'IDM. La Morr ha buttato fuori dischi indecenti, la Carpark sembra non aver trovato nulla da far uscire. Hood e Dntel sono rimasti in letargo... Si narra di un'esplosione orchestralfolkglitchtronica francese, ma sembra che i dischi li abbia solo Jukka e che non li voglia dare a nessuno. Insomma, il meglio lo hanno fatto i Pulseprogramming. Stop.

15. BUCK 65 Talkin Honky Blues (Warner Music Canada)
Perché in un mondo migliore alla radio passerebbero "Protest" di Buck 65 e non "In Da Club" di 50 Cent. Lo stile non è acqua.

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