Crepuscolari al check-in

 The Chalets, 'Check In' "Saliamo sul palco con la nostra canzone di due accordi, piace a tutti e la suoniamo ancora, e i giornali dicono che se fossero gli Anni Ottanta saremmo andati a The Tube" (da Two Chords Song).
Se questa strofa non vi fa sorridere, allora siete ancora abbastanza giovani.

In ogni caso, a livello di autoironia stanno messi bene, questi The Chalets, provenienti da Dublino ma oramai residenti a Londra. La loro biografia li presenta come "due ragazze, due ragazzi e un batterista", e a questo punto la simpatia davvero si spreca.
Anche gli agganci giusti non mancano: Eddie Argos, il cantante degli Art Brut, è fidanzato con quella delle due che deve finire il corso da parrucchiera da Tony & Guy (giuro). Così hanno fatto un tour assieme, e a quel punto sono venuti da sé i titoli su NME e il dividere palchi con nomi tipo Franz Ferdinand e Shins (sono capitati anche assieme ai nostri Yuppie Flu).

Insomma, per venire alla musica e a questo album di debutto intitolato Check In, si sono guadagnati quel tanto di hype che si merita il loro pop screziato di new wave e farcito di testi sbadatamente cinici.
Spesso vengono paragonati ai B52's. A me hanno fatto tornare in mente il primo album degli Zoot Woman, in una versione diluita e colorata dalla presenza delle due fanciulle, tutte mossette frangette e pois dietro le tastiere.
Pare infatti che abbiano estrema cura del loro abbigliamento, e che le ragazze abbiano imposto un no-jeans dress code alla band: si tagliano e cuciono i costumini da sole, che tenere.
A mio parere The Chalets danno il meglio quando non pretendono altro che far ballare o quando alludono a scambi di coppia che sembrano quasi stupri.
Poi hanno scritto un loro piccolo inno, No Style, che contiene una rima fatta apposta per essere ricopiata sul diario:
"every summer gets shorter / I'm feeling older".
Come dargli torto?

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