Progress, not perfection


Ci ho messo qualche mese ma ora sono caduto nella trappola dei Mantles e il loro omonimo album di debutto è diventato una droga. Il quartetto di San Francisco deve essere inciampato in qualche paradosso temporale perché lo sporchissimo suono di queste loro dieci canzoni arriva dritto dritto da un'epoca in cui la psichedelia e il garage rock non erano affatto un revival.
Ma questo è davvero l'anno della bassa fedeltà, della difficile arte di cavare fuori la bellezza da un grumo rozzo di energia e di sogno. A parte che Look Away funziona anche come magnifica ninnananna, provate a sentire il modo in cui Dont' Lie ripiega su sé stessa: è qualcosa di inestricabile. O come Tiny Reminder chiude il discorso mandando tutto all'aria.
C'è un pesante strato di polvere su queste chitarre, e il ritmo potrebbe essere ricavato sbattendo contro dei bauli in una cantina buia, ma il modo in cui la depravazione delle voci si solleva e si redime nelle melodie non lascia dubbi: questo è un grande disco. E chi se ne frega se è roba di cent'anni fa.

>>>(mp3): The Mantles - James
>>>(mp3): Ascolta il nuovo singolo Bad Design

Commenti

j. ha detto…
you know i love em!