Portamento


Vedo in giro che Portamento, il nuovo album dei Drums, è stato accolto in maniera abbastanza tiepida. Non voglio mettermi a difendere a oltranza la giovane band statunitense, ma due parole sul disco le spendo perché, al di là dell'opinione che se ne può avere, una cosa mi ha colpito: quel suono talmente compresso da sembrare "a due dimensioni". C'è una compattezza, per quanto appaia esile, che prosciuga le canzoni e le trasforma in ghiaccio secco. Il pop sottovuoto dei Drums rimane sugli stessi binari del loro esordio dell'anno scorso (Smiths, Orange Juice, un po' di Joy Division e un po' di Sarah Recs) ma sembra sempre più indifferente alle melodie, alle sfumature, pronto a replicarsi infinito e geometrico. Il senso di oppressione che danno alcuni momenti della tracklist (diciamo da metà album in poi) contribuisce a schiacciare ancora di più l'ascolto. E non riesco a staccarmi da questa idea di un suono a due dimensioni: una musica alla quale è stata aspirata fuori ogni profondità, ogni possibilità di presa.
Dite quel che volete dei Drums, ma secondo me un'idea di musica così precisa (e adeguata all'epoca che l'ha prodotta) non è da tutti.

(mp3): The Drums - Book Of Revelation
(mp3): The Drums - Money (Chad Valley remix)

Commenti

Anonimo ha detto…
sono pienamente d'accordo, forse musicalmente no ma come attitudine sono loro i veri eredi dei Joy Division, a dispetto di molte band apparentemente più vicine forse più per la similitudine della voce del cantane.
Il suono di questo disco è molto particolare.