For us the bourgeoisie, so carefree

SUPERORGANISM - Something For Your M.I.N.D.

Questa è una di quelle occasioni in cui sono contento di non fare il giornalista musicale. Sarei un totale disastro e non potrei reggere lo sconforto di un fallimento così clamoroso proprio in una delle due tre cose che contano davvero nella mia modesta esistenza. Per esempio, la mia ultima bruciante cotta, i Superorganism, mi avevano mandato una mail al blog addirittura lo scorso gennaio. E io l'avevo tranquillamente ignorata. "Hey there i'm your average 17yr old japanese girl living in Maine. my 7 friends from london and i are in this really cool band called Superorganism and we just released our first song (it has a real chill, electro pop kind of vibe to it) so you should check it out, thanks!!!!". E poi c'erano soltanto un link a una pagina facebook ora inesistente e a un Soundcloud oggi rimosso.
La deliziosa Something For Your M.I.N.D. era già lì, ma dov'ero io? Segno ulteriore del "losing my edge" quotidiano, non accorgersi di questi piccoli prodigi che ti capitano davanti gratis e che poi, quasi un anno dopo, ti faranno gridare al miracolo. Nel frattempo la giovane "japanese girl" si è trasferita nella capitale britannica, la band è diventata una cosa più stabile e seria, finendo niente meno che su Domino (peccato per il 7'' solo lato A), hanno ricevuto full coverage da Stereogum in giù, belle interviste su Fader e Dazed, li hanno suonati Frank Ocean ed Ezra Koenig nei loro podcast, di recente sono pure stati in tv da Jools Holland e a gennaio 2018 partiranno per il loro primo tour europeo.
Il loro suono evoca spesso paragoni con Gorillaz (i samples!) e Architecture In Helsinki (le vocette!), ma all'universo di riferimenti, magari più o meno consapevoli, io aggiungerei anche un sacco di robe Anni Novanta, tipo il primo Beck, Cornelius, i BV3000, i Butter 08 o le Cibo Matto (ovvio: più per l'approccio che strettamente per il risultato). Anzi, sono praticamente sicuro che all'epoca i Superorganism sarebbero usciti per Grand Royal.
Adoro il tono un po' annoiato del canto di Orono. La maniera naturale con cui sui loro beat rilassati si appoggia quello spleen adolescenziale, divertito ma non frivolo. La disinvoltura con cui si esibisce quel credito - che si possiede per davvero soltanto da giovani - di poter essere ironici e coinvolti al tempo stesso: "Sweet relief / When you grow up and see for yourself / Nobody cares". Tra la pagina di diario e il manifesto di poetica un po' surreale, apocalittici e capricciosi, potrebbero essere una bella next big thing, oppure solo una goccia nel mare dello Zeitgeist. Ma una goccia magnificamente, dolcissimamente, allegramente tutta dell'oggi, il loro.




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